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Il Covid-19 ha investito anche il mondo delle adozioni internazionali. Un universo di cui si parla poco: coppie bloccate nel Paese di nascita del bambino adottato, in attesa della sentenza di adozione o della fine di una necessaria quarantena e coppie che erano in procinto di partire, per andare ad incontrare per la prima volta il figlio, rimaste bloccate in Italia. 
Nessuna certezza sul futuro di questi neogenitori o potenziali genitori; bisognerà prima comprendere l’andamento dei contagi, soprattutto durante la cosiddetta fase 2.

A Taranto c’è una sede ASA-Associazione Adozioni Internazionali (uno dei 51 Enti autorizzati dal Governo ad operare in ambito internazionale) molto attiva.

 Le responsabili, Patrizia Salentino e Loredana Chielli, ci hanno comunicato che, al momento, nessuna coppia tarantina si trova all’estero. Ma sono diversi i genitori adottanti che vedranno dilatarsi il tempo della “gestazione”. Nel caso di un’adozione internazionale si tratta di un arco temporale indefinito, che può toccare anche i 45 mesi. Il Covid renderà l’attesa ancora più dura, carica di implicazioni psicologiche, in misura sicuramente maggiore rispetto al solito. Qualche coppia ha già interrotto il percorso adottivo.

Abbiamo interpellato la presidente nazionale di ASA, Maria Virgillito, tra l’altro consulente in tema d’infanzia anche per la Regione Sicilia. Ci ha comunicato la notizia di qualche rinuncia (da parte di genitori adottanti), ma soprattutto la felice conclusione dell’iter adottivo per altre coppie assistite dall’Ente, già rientrate in Italia, nonostante il coronavirus. 
Intanto la Commissione Adozioni Internazionali (CAI), presieduta dalla Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti ha pubblicato, lo scorso 21 aprile, il report statistico 2019. I numeri confermano, come da previsione, il trend negativo: per la prima volta, nel nostro Paese, il numero di coppie adottive è sceso sotto la soglia delle mille unità. Rispetto al panorama nazionale, solo 5 regioni superano i 100 ingressi e fra esse anche la Puglia. I bambini provengono prevalentemente dalla Colombia e dalla Federazione Russa

La decrescita delle adozioni non è un fenomeno che riguarda soltanto l’Italia, è crisi a livello mondiale. Attualmente, le coppie ferme all’estero a causa del coronavirus sono 25 (aggiornamento CAI del 24 aprile); all’inizio dell’emergenza erano 46, via via sono state rimpatriate. Nei prossimi giorni ne rientreranno altre. E la Commissione, di concerto con gli Enti Autorizzati e il Ministero degli Esteri sta provvedendo a fare in modo che i percorsi adottivi si concludano, nel minor tempo possibile.

La tecnologia sarà sicuramente utile anche in questo caso; le vicissitudini di questi neogenitori fermi in altri Paesi o in Italia potrebbero interessare le aziende o le startup che sviluppano software e applicazioni. Le coppie adottanti dovranno riprendere a viaggiare, in tempi non troppo lunghi. C’è sicuramente più di qualche esperto al lavoro, concentrato sullo sviluppo di app e strumenti tecnologici che possano, in qualche modo, agevolare tali viaggi. Tutti intanto dovremo abituarci ad un diverso modo di spostarci, d’ora in poi.

Una modalità di viaggio giustamente “protetta” è quella che ci attende, almeno nei prossimi mesi.