Visto 2364 volte

Parliamo e leggiamo spesso di calorie da perdere, da consumare, da assumere. La parola “calorie” è sulla bocca di tutti, se non altro per l’aspirazione comune a essere in forma. Sani e forti. Su questi aggettivi nascono anche tanti pregiudizi, una cultura del perfezionismo che spesso deraglia, causando falsi miti e pericolose convinzioni. 

Si è mai pensato alla parola caloria, riferendola ai nostri antenati? La scienza approfondisce l’argomento da tempo, ma generalmente le ricerche sui primi esemplari di uomo e sui fabbisogni energetici di trecentomila anni fa non oltrepassano i confini accademici. Lo fanno qualche volta, grazie a bravissimi divulgatori scientifici. Cogliamo l’occasione per rendere il nostro omaggio a Piero Angela che, con il suo lavoro, ha formato e informato generazioni di spettatori, ha plasmato la televisione italiana. La più dotta senza spocchia, la più intelligente senza alterigia, la più bella perché animata da vera passione. 

Il suo Quark, poi divenuto Super, programma storico Rai che ci accompagnerà ancora con una serie di puntate dedicate soprattutto ai giovani, ha sempre ospitato esperti di nutrizione e archeologi. 

Una recente ricerca, citata sulla rivista Science in un articolo di Andrew Curry, si concentra sul numero delle calorie che gli esseri umani bruciano semplicemente masticando. Una percentuale maggiore di quella cui si è forse abituati a pensare. Certamente masticare gomme, steli di sedano o altri cibi adatti a “testare” denti e gengive non comporta lo stesso impiego di calorie che richiedono invece attività come camminare o digerire. 

Gli studi mostrano tuttavia che la masticazione richiede comunque una spesa del 3% delle calorie sul totale di quelle giornaliere. Queste ricerche non soddisfano semplicemente delle curiosità matematiche; in realtà aggiungono moltissimo a quello che gli scienziati già conoscono sull’evoluzione della specie umana.

La mascella dei nostri più lontani antenati era molto diversa dalla nostra. E studi del genere possono chiarire i perché. Possono soprattutto determinare se sia stato il cambio dell’alimentazione a mutare la masticazione e quindi se la forma del nostro cranio non dipenda direttamente da quella del nostro stomaco. Per fare una battuta, potremmo dire che il nostro volto è l’espressione di quel che mangiamo e di come lo mangiamo. 

Da tempo gli scienziati sostengono che la forma della nostra mascella (più piccola rispetto a quella dei primati) e quella dei denti si siano evolute per rendere più efficiente la masticazione. Ma se non è chiaro il costo in termini di calorie nella masticazione, nessuno può stabilire con certezza se i cambiamenti morfologici e strutturali che conosciamo siano dovuti anche al risparmio di energie nel masticare gli alimenti.

Da quelli crudi si è passati ai cotti e ciò ha comportato un risparmio di calorie. Siamo di fronte a territori sondati da anatomopatologi, antropologi e archeologi. 

Adam van Casteren, antropologo dell’Università di Manchester e Amanda Henry, archeologa alla Leiden University hanno completato degli esperimenti, reclutando 21 persone tra uomini e donne e chiedendo loro di masticare chewingum per quindici minuti, misurando quindi le reazioni metaboliche. Le conclusioni? Masticare gomme rappresenta meno dell’1% della spesa calorica giornaliera. Tuttavia, i risultati provano che prima dell’avvento degli strumenti per cuocere i cibi, i primi esseri umani spendevano probabilmente molto più tempo ed energie a masticare. Probabilmente più del 2,5% delle calorie giornaliere impiegate. 

In definitiva, la ricerca supporta l’idea che una masticazione più efficiente, per una specifica dieta, potrebbe essere stata un vantaggio evolutivo. Henry sostiene che il risparmio di energie nella masticazione ha permesso ai primati di dedicare quelle calorie ad altre attività, e quindi alla possibilità di crescere, evolvere. 

L’energia risparmiata non è l’unico fattore evolutivo, lo è anche la forma della mascella che riduce al minimo la rottura o l’usura dei denti. Un animale senza denti sarebbe presto a corto di energia. Insomma, come usiamo l’energia fa di noi quel che siamo.