La Direttiva NIS (Network and Information Security) va riformata. Il pacchetto di regole per la sicurezza informatica stilato dall’Unione Europea, tra il 2014 e il 2015, e approvato nel 2016 dovrebbe essere revisionato entro la fine di quest’anno. In anticipo rispetto ai programmi.
A rendere necessaria la “riforma”, una serie di stime che mostrano quanto le aziende europee siano vulnerabili, dal punto di vista digitale. In realtà alcune di esse neanche rispettano le regole e ciò le espone a rischi maggiori e le rende “pericolose” nel panorama complessivo.
Francia e Germania stanno pensando di costruire un’infrastruttura di dati tutta europea, per promuovere servizi cloud autoctoni. La necessità di mettere al riparo i dati, di evitare che ad occuparsene siano solo i grandi colossi della rete, che hanno sede tra l’altro in località geograficamente lontane dall’Europa (un impedimento in caso si rendessero necessarie azioni giudiziarie) ha dato vita a questo progetto dal nome Gaia-X.
Si legge su Wired che secondo alcune ricerche di mercato, attualmente il 46% dei dati archiviati dalle aziende europee è su cloud (i servizi offerti in questo modo possono esporre gli utenti a diversi rischi; per esempio quello rappresentato dalla pirateria informatica), solo il 54% è protetto da crittografia.
Ecco dunque che diventa necessario, per l’Europa, avere la possibilità di gestire “in casa” i dati dei singoli Stati membri, secondo i principi di trasparenza, apertura, protezione degli stessi e sicurezza.
Con l’avvento del 5G, l’urgenza crescerà. Occorre che l’Unione stenda un regolamento per indirizzare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e dell’internet delle cose, altrimenti definita IoT (Internet of Things).
L’ESPAS (Sistema europeo di Strategia e Analisi Politica) prevede che, nell’arco dei prossimi 10 anni, 125 miliardi di oggetti siano collegati alla rete internet. Il 2030 è una data cruciale, come è noto, anche per l’ambiente. L’Agenda ONU prevede il raggiungimento di determinati traguardi di sviluppo sostenibile entro 10 anni. Il benessere umano e la salute dei sistemi naturali sono in stretta connessione tra loro e regole chiare sulla sicurezza in rete sono lo strumento indispensabile per far viaggiare a grandi velocità anche i progetti legati all’Agenda 2030.
Allo stato attuale ci sono troppe disomogeneità tra i diversi Paesi europei, per quel che riguarda il digitale. Prima di stendere un nuovo regolamento, riscrivendo il NIS, occorre dunque colmare i gap. La Commissione europea accoglierà le indicazioni di ogni singolo Stato membro fino al 2 ottobre e poi interverrà sulla cosiddetta Direttiva NIS.