Si chiama Quench Sea e potrebbe essere molto utile, soprattutto nei Paesi che hanno gravi problemi idrici. È un serbatoio portatile ed economico in grado di trasformare l’acqua marina in acqua potabile. Nessuna delle risorse naturali che l’uomo usa, spesso in maniera scriteriata, è inesauribile. Gli effetti del cambiamento climatico ne sono una prova lampante. Per risolvere la crisi globale dell’acqua sono allo studio diverse possibilità. La politica si concentra sulle leggi e sugli indirizzi, mentre la scienza e le nuove tecnologie cercano soluzioni da abbinare ad una radicale trasformazione dei comportamenti individuali e sociali.
Già un paio di anni fa l’Università di Manchester aveva sviluppato una membrana di grafene, il materiale delle meraviglie, capace di filtrare l’acqua marina privandola del sale e rendendola potabile. La scoperta era stata avvalorata da numerosi esperimenti che ne avevano evidenziato anche dei limiti, sui quali i ricercatori erano successivamente intervenuti.
L’ossido di grafene aveva il difetto di gonfiarsi, motivo per cui il team inglese pensò di perfezionarlo, lavorando sui pori con una resina speciale e modificando entrambe le pareti della membrana. L’invenzione fu resa nota attraverso la rivista scientifica Nature e fu giudicata potenzialmente in grado di rivoluzionare le tecniche di dissalazione in tutto il mondo.
Il Quench Sea è qualcosa di differente e sembra essere l’ultima delle novità, in questo ambito. Come si legge sulla rivista Wired, il nuovo dispositivo per la desalinizzazione dell’acqua di mare arriva dalla Hydro Wind Energy, una società britannica. Anche in questo caso la dissalazione è assicurata da un sistema idraulico che, grazie ad una membrana a osmosi inversa, favorisce l’eliminazione del sale dall’acqua di mare, mentre un filtro a carbone attivo neutralizza agenti patogeni, parassiti, virus e microplastiche. Oltretutto Quench Sea (che letteralmente significa placare, spegnere il mare) pesa molto poco, meno di un chilo ed è quindi facilmente trasportabile. Quanto alla sua efficacia, sembra che riesca a rendere potabile fino a tre litri di acqua all’ora.
Forse serbatoi del genere potrebbero risultare insufficienti in quelle aree della terra che soffrono cronicamente a causa della scarsa presenza di acqua potabile. Ma è la tecnologia che rende possibile la purificazione l’elemento sul quale concentrarsi. Il contenitore/depuratore intanto è già in vendita e sicuramente fa gola ai viaggiatori, a chi ama il campeggio per esempio o la barca.
Tornando al grafene, i suoi impieghi sono infiniti e probabilmente rispetto alla desalinizzazione dell’acqua marina questo materiale super tecnologico ha moltissimo da offrire, molto più di altri. Non solo: a gennaio di quest’anno, sulla rivista Nanoscale è stato pubblicato il risultato di un importante studio del Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche), del Cnr-Isof per la Sintesi organica e fotoreattività, del Cnr-Imm Microelettronica e microsistemi, in collaborazione con l’Università svedese Chalmers. I risultati dello studio hanno evidenziato che fogli di ossido di grafene e membrane di polisulfone (un materiale termoplastico) depurano l’acqua da sostanze contaminanti come residui di farmaci, detergenti e cosmetici. Un dispositivo impiegabile quindi nelle reti idriche urbane.