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In questi giorni il nostro vocabolario si è arricchito di nuovi termini, tristemente legati alla pandemia in atto. Accanto alle parole lette e ascoltate, in maniera quasi ossessiva, riferite all’ambito medico-scientifico, ne abbiamo scoperte altre, legate alla sfera tecnologica.

L’abbinamento Data Driven ricorre spesso nelle comunicazioni del Governo, poi riportate dalla stampa. Il significato del sintagma è di facile traduzione, per chi conosce la lingua inglese. A tutti gli altri, l’espressione può apparire poco chiara. Soluzioni tecnologiche Data Driven (letteralmente “guidate dai dati”; “basate sui dati”) sono allo studio da parte di una task force del Governo, cioè un gruppo multidisciplinare di esperti, allo scopo di gestire l’emergenza sanitaria, le sue conseguenze economiche e le ricadute sociali. 

Per semplificare, un’azienda cosiddetta Data Driven non è altro che un’impresa le cui strategie vengono decise sulla base della raccolta e dell’analisi di una molteplicità di dati. Fatti oggettivi che orientano le decisioni degli imprenditori.

Se, per esempio, si fa riferimento alle attività promozionali, una buona agenzia pubblicitaria dovrebbe basare la sua programmazione, le sue campagne, per servizi e prodotti, sui dati e quindi sulla tecnologia. Quest’ultima è la risorsa fondamentale per avere elementi sui quali lavorare: dati da incrociare, interpretare, al fine di pianificare azioni efficaci. È un percorso di change management (cioè “gestione del cambiamento”) che porta questo genere di approccio a tutti i livelli aziendali. 

Ciò premesso, il Governo non è un’azienda ma in questo momento (come in altri) i suoi rappresentanti hanno bisogno di adottare strategie che abbiano punti di contatto con quelle manageriali. 

In queste ore, stanno partendo i lavori della task force istituita dal Ministero per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, in accordo con il Ministero della Salute, per valutare soluzioni Data Driven, per l’appunto, alla crisi legata al Covid-19. Si tratta di 74 esperti scelti anche con l’aiuto dell’Istituto Superiore di Sanità e l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità). In situazioni come questa, l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione possono rivelarsi strumenti fondamentali per contenere la diffusione del contagio e stendere piani che potranno essere utili nelle fasi successive all’emergenza. 

Si tratta di utilizzare i dati provenienti dai dispositivi tecnologici delle Pubbliche Amministrazioni e dei privati, per tracciare eventualmente gli spostamenti delle singole persone e consentire la ripresa delle attività produttive a chi non dovesse risultare fonte di contagio. Un compito arduo. Ma esperienze positive come quelle della Cina e della Corea del Sud indicano che la strada da seguire per cominciare a costruire una quotidianità che non sia fatta esclusivamente di “chiusura e restrizioni”, potrebbe essere questa. Ne è convinto Gianni Rezza, direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità. La task force del Governo valuterà come possibili soluzioni anche le proposte arrivate dalle aziende e dalle startup che hanno risposto alla call del Ministro per l’Innovazione (segnalata, qualche giorno fa, anche sul nostro blog). 

Le startup hanno un’opportunità da cogliere in questo momento; un “appuntamento con la storia”, per riprendere le parole del Presidente del Consiglio Conte. Lo staff di LWB Project è pronto a supportare chiunque abbia idee valide da sviluppare, per contribuire alla lotta contro il Coronavirus. In tutti i modi possibili.

Ben vengano anche i progetti utili a livello sociale, che possano facilitare le persone in isolamento, nello svolgimento delle attività pratiche.