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"Prende vita il primo strumento nazionale per la lotta alla povertà: una vera rivoluzione culturale con cui puntiamo a superare l'approccio assistenzialista del passato per rendere più efficaci gli interventi a favore delle persone bisognose". Così il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti, al termine del CdM che ha approvato il decreto di attuazione della delega sulla povertà approvata a marzo, che introduce il Reddito d'Inclusione (ReI).

Il beneficio – cui sarà possibile accedere a partire da gennaio 2018 - nella prima fase riguarderà circa 500mila famiglie, con un minimo di 190 euro mensili ed un massimo di 485, a fronte di una doppia soglia di accesso di 6mila euro di reddito ISEE e 3mila euro di reddito equivalente. Priorità, quindi, ai nuclei con almeno un figlio minorenne o con disabilità anche se maggiorenne, ed a quelli con una donna in stato di gravidanza o un over55 in disoccupazione.

Basta, però, con il mero assistenzialismo. "I due pilasti del provvedimento -ha spiegato Poletti- sono il sostegno al reddito e le iniziative mirate di inclusione: perché queste due cose funzionino servono le risorse sia per il primo che per il secondo.  Abbiamo quindi previsto - ha aggiunto - che il 15% del Fondo povertà venga destinato al rafforzamento degli interventi e servizi sociali per il contrasto alla povertà".

A queste risorse si aggiungono altri 550 milioni in tre anni per il potenziamento dei servizi sociali nel territorio e il finanziamento dell'assunzione di 600 nuovi addetti nei Centri per l'impiego, finalizzati specificatamente a supportare le famiglie beneficiarie del ReI, messi a disposizione attraverso il PON Inclusione (Fondo Sociale Europeo).